La casetta di cartone.

Capitano giorni in cui sono assalita dai ricordi.
Forti. Potenti. Immensi.
Ricordi di momenti alle volte quasi indefiniti, eppure lucidi, capaci di suscitare emozioni infinite.
Sono quei ricordi che scaturiscono dopo aver assaggiato qualcosa che ti riporta indietro nel tempo, o aver sentito un profumo che rievoca attimi passati. Un pò come la madeleine di Proust, mi ritrovo nel passato e mi lascio travolgere dalle sensazioni.
C’è un ricordo che mi trovo spesso ad evocare. Pensarci mi fa sentire bene. Forse mi fa sentire in qualche modo ancora bambina, ancora protetta dal “mondo degli adulti”.
Ricordo quando, bambina, giocavo con mio padre in una casetta che mi aveva costruito lui, una deliziosa casettina in cartone, con finestre e porticina a mia misura.
Ai miei occhi era un castello meraviglioso, una reggia degna di una principessa. Ci avevo trasferito metà dei miei giochi preferiti, tra cui la mia cucina giocattolo e le mie barbie. Avevo inque anni e già giocavo ad avere una vita da adulta, indipendente.
Ora rimpiango quei momenti in cui ero senza pensieri, felice, protetta.
Quanto mi sembrava spaziosa, quella casetta, e quanto era bella! Quando ci penso sento il cuore esplodermi, e ripenso al sorriso di gioia e pieno d’amore di mio padre.
Questa per me è la cosa più dolce, ricordare papà, chino sotto il tetto di cartone di quella casetta, a giocare con la sua principessa.
Mi chiamava Cuore Contento, perchè mi ridevano le labbra, gli occhi e il cuore, sempre.
Ora quella luce la sento oscurarsi, e in alcuni momenti ho davvero paura. Paura di perderlo, perchè il male si insinua in qualsiasi piega e spaventa.
E non riesco a controllare queste lacrime maledette che mi appannano la vista mentre cerco di scrivere, e ripenso a quando, accoccolata sul pavimento di quella casetta che mio padre aveva ricoperto di cuscini, mi sentivo al sicuro, e pensavo di aver trovato la casa dei miei sogni.
Certe volte mi appisolavo, e allora papà mi accompagnava a letto, e rimaneva a coccolarmi.
All’improvviso, non sapevo nemmeno bene io come, il sonno di colpo passava, e allora papà si lanciava nei racconti di fiabe inventate da lui dal sapore malinconico, e protagonista era sempre la mia eroina preferita, di sua invenzione, Pastafina, legatissima al suo papà che, poverino, lavorava in miniera per assicurarle una vita felice.
Avevo appena cinque o sei anni, e già mi lasciavo commuovere.
Così papà costruiva il “capanno”, tirando su le gambe e tendendo la coperta in alto, trasformandola in un grande tendone. E io ridevo, ridevo come una matta e giocavo
a fargli il solletico sul suo grande petto.
C’erano giornate in cui, nella mia piccola casetta perfetta, lo ascoltavo suonare la chitarra e cantare per me, e ricordo più di tutte una canzone…Lugano Addio, di Ivan Graziani…cantavo sempre con papà il pezzo delle scarpe da tennis bianche e blu, forse perchè lui ne aveva un paio simili.
Era il mio idolo, papà. La mia roccia. Il mio superpapy indistruttibile.
Poi di colpo sono cresciuta, la vita si è presentata alla mia porta col suo carico di avversità e dolore.
E ora papà lotta…Ma questa è un’altra storia…
Penso solo che qualche volta vorrei ancora ritrovarmi tra le sue braccia e sentirmi la sua Principessa…vorrei ancora poter essere un Cuore Contento, vorrei avere un tetto di cartone sulla testa e sentirmi protetta dal mondo, dalla vita, dal male, come lo ero a cinque anni.
Vorrei che fosse tutto più semplice.
Per fortuna ci sono i ricordi. Servono a questo, a consolarti quando tutto sembra andare storto, a ricordarti che da qualche parte c’è una casetta per nasconderti dalla tristezza e tornare a sorridere, anche se per pochi istanti. I ricordi sono eterni, perchè noi li possiamo rivivere ogni volta che lo desideriamo.
Sono chiusi alle porte del cuore, pronti a scaldarci l’anima se abbiamo paura.
Ora sì, ho paura, ma mi lascio avvolgere dalle braccia del mio ricordo…mi lascio cullare dal mio Papero, come lo chiamavo da piccolina (e qualche volta anche adesso)
perchè so che, nonostante i miei ventun anni e il mio orgoglio, sono ancora la sua Principessa, e insieme possiamo sorridere, io posso sorridere e sperare.
Possiamo costruire di nuovo la nostra casetta di cartone, anzi…io la costruirò per lui. Con tutto il mio amore di figlia.

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